In cinque anni sarò andata un paio di volte in tutto alla Biblioteca della L. Ma solo per studiare in una saletta (freddissima) costellata di neon (freddi anche quelli) accanto ai bagni, quando l'aula studio in facoltà era tanto piena da meritarsi il suo soprannome: L'Acquario. Contenitore di pesci e piante fluttuanti -ovverossia studenti, molto pallidi, molto sottoesame- che sputavano bolle in continuazione e ripetevano i libri con il labiale, almeno così mi sembrava, forse erano solo i miei occhiali impolverati.
Nella Biblioteca della L. entro oggi, stancamente, costretta dalla ricerca estenuante di un libro di P. Stoneman, introvabile persino nella Biblioteca Nazionale di Roma, il che, ça va sans dir, di P. Stoneman non frega un cazzo a nessuno, neanche a un piccolo ricercatore. Un grande classico. Mi avvio per la salita che porta al piazzale, un collega quasi mi investe con il suo T-Max. Faccio in tempo a vedere che ha i freni Brembo.
Mi accorgo di una serie di cartelli: PARCHEGGIO RISERVATO AGLI STUDENTI L.; PARCHEGGIO MOTOCICLI RISERVATO AGLI STUDENTI L., NON SOSTARE. Il logo L. è ovunque, nel dubbio, anche sulle maniglie delle porte.
Una minuscola targa in ottone, tutta graffiata, nascosta dietro al motore di un condizionatore, avverte che l'edificio ospita gli uffici di ASP, che NON è Associazione Studenti Scienze Politiche, MA Azienda di Sanità Pubblica, Regione Lazio. Il parcheggio riservato ai dipendenti ASP è un quadratino tracciato a terra con un gessetto, forse il retaggio di un gioco della campana, su cui staziona fiera una Panda bianca. Vecchia. Il cartello del parcheggio per ASP è un foglio A4 scritto a mano, appiccicato al muro vicino all'area ristoro; anche lì, dove ci sono le macchinette per il caffè, c'è un cartello: SERVIZIO RISERVATO AGLI STUDENTI L. SI PREGA I DIPENDENTI ASP DI DARE, ALMENO, LA PRECEDENZA AGLI STUDENTI L. IN FILA.
Mi allento il nodo del foulard che mi stringe la gola e mi avvio nel corridoio.
Alla fine mi trovo davanti altri due cartelli:
FRONT OFFICE che punta a sinistra; BACK OFFICE che punta a destra. Rimango un po' a fissarli.
Poi apro la porta di sinistra e un fascio di luce e di aria calda mi investono, insieme a un odore di biscotti. Superato lo stordimento iniziale, mi avvio ai banchetti dei bibliotecari, ognuno con un cartello pendente sopra la testa tipo spada di Damocle: CONSULTAZIONE. PRESTITO. PRESTITO SPECIALE. RESTITUZIONE. RESTITUZIONE PRESTITO SPECIALE. INFORMAZIONI. Sotto questo cartello però non c'è nessun addetto, solo un computer giallo. Mi dirigo al banco consultazione. Una signora con spessi occhiali tenuti da una catenella sbatte i polpastrelli sulla tastiera martellando veloce come una dattilografa d'altri tempi.
"salve, volevo sap..."
"ha compilato il questionario?" -mi interrompe senza smettere di digitare.
"quale questionario?"
"il questionario di gradimento del servizio biblioteca!"
"ma, veramente, è la prima volta che vengo in biblioteca."
"oh. fa lo stesso. è quel foglio verde lì."
"ah, capisco. ha una penna?"
"no."
Giusto. che te ne fai di una penna se hai una tastiera?
Prendo il foglio verde dallo schedario e comincio a compilarlo a casaccio.
Prendo il foglio verde dallo schedario e comincio a compilarlo a casaccio.
"finito."
"ecco lo metta lì."
"dove?"
"nella cassetta verde, apra il coperchio e lo inserisca."
Con lo zaino e la giacca ancora indosso, comincio a sentire caldo. Faccio come mi dice e ci riprovo.
"SALVE. Ora che ho compilato il questionario, posso avere un libro in consultazione?"
"ha compilato il questionario?" -forse ho sentito male.
"quale questionario?"
"il questionario di gradimento del servizio consultazione!"
"..."
"è quel foglio rosa lì. lo compili e..."
"lo metto nella cassetta rosa lì, aprendo il coperchio. lo immaginavo."
Per un attimo sono tentata di scrivere "fa schifo", ma le opzioni sono solo due: "molto soddisfatto" e "soddisfatto oltre ogni aspettativa".
"bene. da quel computer è visibile il catalogo dei libri disponibili per la consultazione."
"grazie."
Mi avvio al computer, trovo il libro, è disponibile, mi segno il codice, torno dalla signora.
"l'ho trovato. E' il numero xxxxxxxx"
"sì. Bene. Per sapere la collocazione del libro, digiti il codice che ha ottenuto su quel computer viola."
Ho ancora indosso lo zaino e la giacca. Il computer mi dice che il libro è nello scaffale G fila 7. Torno dalla signora.
"scaffale G fila 7"
"bene. Deve compilare il modulo di richiesta per la consultazione"
"e dov'è?" -mi allento un altro po' il foulard.
"quel foglio azzurro lì"
Faccio tutto quello che mi chiede. Mi siedo al tavolo che mi è stato indicato. Metà della superficie è occupata da un'immensa ciotola di biscotti danesi al burro.
dietro di me ci sono delle teche che ospitano i libri rari. Mi cade l'occhio su di una delle prime edizioni del codice civile, sulla copertina -art-déco- c'è una donna languida appoggiata a una colonna, sotto di lei c'è scritto:
dietro di me ci sono delle teche che ospitano i libri rari. Mi cade l'occhio su di una delle prime edizioni del codice civile, sulla copertina -art-déco- c'è una donna languida appoggiata a una colonna, sotto di lei c'è scritto:
aggiornato alla normativa sul divorzio
Non faccio in tempo a realizzare che nel 1865 il divorzio ancora non esisteva, che un ragazzo mi si avvicina portando con sé una copia del libro di P. Stoneman. Poi se ne va senza dire una parola.
Faccio per entrare in sala consultazione, ma una ragazza di cera in tailleur mi sbarra la strada.
"si è registrata?"
"a cosa?"
"prima di entrare in sala consultazione deve registrarsi su quel computer. è a fini statistici. si è registrata?"
"maccerto" -mento con una certa spocchia-
Senza dire altro che un laconico "grazie", si allontana per riposizionarsi accanto al computer con l'elasticità di un pezzo di una scacchiera.
Mi viene in mente che potrei aver bisogno di fare delle fotocopie, dopo, forse. Mi sporgo da una colonna e individuo la saladellefotocopiatrici. E' stranamente vuota, niente cartelli, niente studenti. Faccio un gran respiro e torno al banco consultazione.
Mi viene in mente che potrei aver bisogno di fare delle fotocopie, dopo, forse. Mi sporgo da una colonna e individuo la saladellefotocopiatrici. E' stranamente vuota, niente cartelli, niente studenti. Faccio un gran respiro e torno al banco consultazione.
"si possono fare fotocopie?"
"ci vuole la tessera per le fotocopie si acquista a quella colonnina bianca con una banconota da sei euro si possono fare centocinquanta pagine fronteretro" -guarda fisso innanzi a sé e ripete a memoria con voce cantilenante-
"fronte-retro, sì. scusi. ha detto da sei euro?"
"la scheda costa sei euro. le sembra un prezzo eccessivo? può fare reclamo compilando l'apposito modulo."
"ma ha detto banconota da sei euro?"
"si. la colonnina funziona solo con banconote da sei euro"
"ma non esistono!"
"e lei che ne sa? ne ha mai vista una?"
"no! appunto!"
"e se non l'ha mai vista come fa a sapere che non esiste?"
"ma le banconote da sei euro non hanno corso! se ce ne fossero sarebbero illegali!"
"del resto, anche fotocopiare libri è illegale"
Rimaniamo un po' a fissarci. Poi la signora torna a dattilografare e il colloquio finisce. Con il libro sottobraccio mi avvio alla sala consultazioni, la ragazza della registrazioneafinistatistici non si muove. Abbasso la maniglia. Mi investono un silenzio eloquente e un odore di menta. La sala è quasi vuota.
Trovo posto di fronte a una pila di libri aperti uno sull'altro. Sposto la sedia con un discreto cigolìo. Dalla barricata di libri spunta la faccia unta di un professore, imbufalito, evidentemente, dal cigolìo. Ha il naso ad uncino dei notai, e mi guarda come se fossi l'errore di un atto che deve correggere perchè scritto da un altro notaio incompetente che non è lui. Gli rivolgo un sorriso particolarmente ampio e lui rituffa la testa dietro la trincea di carta.
Trovo posto di fronte a una pila di libri aperti uno sull'altro. Sposto la sedia con un discreto cigolìo. Dalla barricata di libri spunta la faccia unta di un professore, imbufalito, evidentemente, dal cigolìo. Ha il naso ad uncino dei notai, e mi guarda come se fossi l'errore di un atto che deve correggere perchè scritto da un altro notaio incompetente che non è lui. Gli rivolgo un sorriso particolarmente ampio e lui rituffa la testa dietro la trincea di carta.
Finalmente comincio a leggere. Il libro, me tapina, è in inglese, pieno zeppo di termini tecnici che temo di non comprendere. Leggo ogni frase una decina di volte, sostituendo mentalmente "Pippo" ogni volta che trovo una frase tipo:
ε>0 is the inverse price elasticity of the Chambelinian DD curve
Ma dopo mezzora i miei appunti dicono:
Pippo è il coefficiente usato per misurare Pippo ogni volta che un incremento di Pippo Pippo tende a Pippo per ogni Pippo
Una frase in cui Pippo è sia il soggetto che il predicato verbale, non può aiutarmi. Sono costretta a cercare un dizionario dei termini economici. Nello scaffale, ovviamente, non c'è.
Dietro al banco RESPONSABILE SALA CONSULTAZIONE non c'è nessuno. Mi guardo intorno e sento che l'odore di menta si fa più forte. Scorgo una sagoma piegata sulla finestra e mi avvicino.
Dietro al banco RESPONSABILE SALA CONSULTAZIONE non c'è nessuno. Mi guardo intorno e sento che l'odore di menta si fa più forte. Scorgo una sagoma piegata sulla finestra e mi avvicino.
"è lei la responsabile.."
"sssshhh! venga con me"
Sottobraccio tiene una grossa pianta di menta. Appoggia il vaso sulla scrivania, inforca gli occhiali e sempre sottovoce mi chiede:
"in cosa posso aiutarla?"
"cercavo..."
"ssssh!"
La mia voce si fa un sussurro appena udibile mentre le spiego cosa cerco. Mi ordina di tornare nell'atrio e cercare sul catalogo, giacchè senza il codice esatto a numerazione Dewey proprio non avrebbe potuto aiutarmi. Poi, si ficca un ciuffo di menta in bocca. Mentre mastica, comincia a battere molto sofficemente su una tastiera imbottita.
Torno nell'atrio, cerco nel catalogo, trovo il codice a numerazione Dewey, vado al computer viola, cerco la collocazione del volume, torno dalla signora ciancicante. Con una mano mi prende il foglietto che le porgo, con l'altra stacca un altro ciuffo di menta, il tutto senza smettere di masticare; prende una scala di gomma e la posiziona dall'altra parte della sala, lontano dai dizionari. Sale fino all'ultimo piolo -mi accorgo che è in pantofole-, si sbraccia un po' e riscende lentamente col mio tomo.
"la ringrazio"
"abbassi la voce"
Il pomeriggio passa tranquillo. Sul far della sera, con gli occhi appannati e la mano destra gelata per il troppo scrivere, decido di congedarmi. Tornando nell'atrio, chiedo alla signora della consultazione:
"quanti moduli devo compilare per prendere in prestito questo libro?"
"mi faccia vedere." Glielo porgo, lo guarda, lo gira, me lo restituisce.
"sette." Mi fa lei.
"e per restituirlo dopo averlo preso in prestito?"
"nove. più il questionario di gradimento del servizio prestito."
"che fanno sedici, più il questionario lilla, giusto? bene. e se non lo prendo in prestito ma lo lascio qui?"
"non deve compilare nessun modulo. solo registrare la sua uscita al computer giallo del banco INFORMAZIONI."
"già fatto."
"ma lei non è ancora uscita!"
"e lei che ne sa?"
"è ancora qui!"
"anche lei."
"ma io ci lavoro!"
"anche io. sono del controllo qualità biblioteche." mento.
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