lunedì 5 luglio 2010

La rosa delle praterie planetarie #1

Il Risveglio



Onde radio, frequenza 90.9 MHz. La valle era gravida di una canzone di Regina Spektor, il primo picco accese la radiosveglia. A un volume un po' invadente. Invece di sobbalzare come al solito, Rosa rimase parecchio a fissare la penombra che la avvolgeva come un velo grigio. Non cercò di indovinare la canzone, né spense l'apparecchio. Sperò che il dormiveglia non l'abbandonasse subito per potersi ricordare cosa stesse sognando: di volare, ma non proprio; di nuotare in alto come se ci fosse l'acqua al posto dell'aria, di fluttuare vicino al sole, guardandolo da sotto uno specchio d'acqua, liquido e tremante, vivo nel suo irraggiamento.
Questo le ricordò quando da bambina si era ribaltata da una di quelle stupide ciambelle con i buchi per le gambe. Mentre i suoi genitori parlavano con una signora che doveva vendergli una casa, un onda, con la forza di un alito di vento, la fece ribaltare. Rosa era sempre stata convinta di essere riuscita a respirare sott'acqua, quella volta. E anche di aver parlato con Dio. La signora gridò: "la bambina!" e i suoi si precipitarono in acqua afferrandola per le caviglie. Erano in Sardegna. La ciambella finì in un cassonetto e non se ne parlò più. Questo era il suo primo ricordo.
La voce grave dello speaker interruppe i suoi pensieri mentre scivolava di nuovo nell'incoscienza. Trovò a tastoni il tasto di standby, si stiracchiò, scostò la zanzariera di velo grigio e andò in cucina.
Dopo il caffè, l'inquinamento acustico della casa peggiorò: per un paio d'ore e contemporaneamente vennero accesi la lavatrice, l'aspirapolvere, la televisione e poi anche il rasoio del padre. Il fratello no, lui usava il pennello da barba e la lametta.
"guarda, abbiamo fatto due figli vintage"
gli diceva sempre il padre, e non mancava mai di farlo la Domenica, quando tornavano a casa per pranzo portando un pacchetto stropicciato in un foglio di giornale. Una volta era una macchina fotografica tedesca da restaurare, un'altra volta un vasetto di ceramica da farmacista.

"e cos'ha di speciale questo coccetto?"
"mi serve per i batuffoli di cotone"
"guarda che li vendono già confezionati"

Era tutto fiato sprecato.
Rosa scavalcò la borsa del calcetto e aggirò con un paio di salti il suo contenuto, che era riversato a terra nel corridoio che collegava le due camere. Renato si stava radendo e sembrava di buonumore; infatti fischiettava, e non essendone capace, non lo faceva mai. Vide passare la sorella dietro di lui e le fece un cenno attraverso lo specchio. Poco dopo aveva chiuso la porta blindata dietro di sé ed era già in strada con la musica in cuffia, diretta a San Pietro in Vincoli.

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